CONVIVENZA PREMATRIMONIALE E ASSEGNO DIVORZILE: COSA PREVEDE LA LEGGE? E LA GIURISPRUDENZA?
Quanto conta la convivenza prematrimoniale per la quantificazione dell'assegno divorzile?
La legge sul divorzio è del 1970 e, negli ultimi anni (potremmo dire dal 2017/2018), la sua interpretazione da parte dei tribunali è decisamente cambiata per adattarsi (con risultati non sempre prevedibili) al contesto sociale.
Un esempio recente: per calcolare l'assegno divorzile, la legge prevede testualmente che il giudice deve tenere conto di una serie di elementi, tra cui il contributo personale ed economico dato da ciascun coniuge alla famiglia e alla formazione del patrimonio di ciascuno o di quello comune, "anche in rapporto alla durata del matrimonio".
Ebbene, la legge è chiara nel riferirsi alla "durata del matrimonio"; del resto, nel 1970, quando è stata approvata la legge sul divorzio, non esisteva alcuna disciplina della convivenza, che è stata regolata solo nel 2016 unitamente alle unioni civili.
Applicando alla lettera la legge non vi sarebbe, dunque, alcuno spazio per valorizzare la convivenza prematrimoniale nella quantificazione dell'assegno divorzile.
Sul tema sono, però, intervenute le Sezioni Unite della Corte di Cassazione stabilendo che, anche se la legge non fa alcun riferimento alla convivenza prematrimoniale, di tale periodo debba tenersi conto se c'è continuità tra la fase "di fatto" di convivenza e quella "giuridica" di matrimonio.
Insomma, se le scelte compiute dalla coppia prima e dopo il matrimonio sono parte di un unico progetto di vita, allora del periodo di convivenza dovrà tenersi conto anche se il matrimonio è durato "giuridicamente" poco.
Secondo alcuni autori, la decisione della Cassazione intende modernizzare la legge sul divorzio e ribadire che la scelta di una coppia di trasformare - per così dire - la convivenza in matrimonio implica anche la consapevolezza della coppia di volere che dal matrimonio derivi una condizione di uguaglianza anche in caso di crisi familiare, attraverso il riconoscimento dell'assegno divorzile che tenga conto della convivenza prematrimoniale.
Tutte cose di per sé - per carità - giuste in linea di principio, ma che la legge del 1970 non prevede!
Se per la quantificazione dell'assegno divorzile dovessimo tener conto della durata della convivenza prematrimoniale, perché allora non dovremmo valorizzare, ad esempio, anche il contributo dato da ciascuno durante la convivenza?
Come quantificare l'assegno divorzile in un caso in cui il marito ha contribuito alla famiglia molto di più della moglie nella fase di convivenza prematrimoniale, magari durata tanti anni, e la moglie ha contribuito, invece, di più durante il matrimonio, magari durato solo pochi anni?
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